San Marino fixing- speciale carne - 6/03/2012
Nella stalla di Domenico Carlini: una passione di famiglia
Non bastano mille parole, cinquanta articoli sui giornali, le prime pagine dei media di San Marino e di tutta Italia. Non bastano i servizi mandati in televisione. Tutto è troppo poco, davanti a un fotogramma, nitido, che si staglia tra il bianchissimo e doloroso bianco della neve e lo stato della stalle del territorio, compresa anche quella di Domenico Carlini, a Casole, sul declivio dolce che guarda verso le cime della Carpegna.
“Altri 20 giorni così, e avrei chiuso tutto” esordisce il Presidente dei coltivatori diretti. Le due grandi nevicate di febbraio ci hanno messo in ginocchio: i danni provocati dalle precipitazioni sono stati ingenti: tetti, recinzioni, i muri della stalla. Ho dormito davvero poco, durante le prime due settimane di febbraio: la preoccupazione per lo stato di salute delle mucche, le coperture piene di neve.
L’emergenza è stata grande. Alcune mucche sono state trasferite in un altro luogo idoneo a Chiesanuova, altre invece hanno trovato riparo in una stalla che non ha subito grossi danni”. Eppure, nelle parole di Domenico Carlini, si sente la passione e la speranza che il cielo termini di fare i capricci, e che tutto si avvii verso la normalità. Si sente, nitido, l’amore per questo lavoro. Un lavoro di famiglia, tramandato di padre in figlio. “Nella mia fattoria – spiega, guardando le mucche – ci sono 93 capi: trentotto sono le fattrici, a cui si aggiungono due tori e una mucca di razza Simmenthal, per il latte”. Un animale da latte in mezzo a quasi 100 animali da carne (“Tutti selezionati” sottolinea con un pizzico di motivato orgoglio Carlini). Il Presidente dei coltivatori diretti apre il libro dei ricordi di famiglia. “La stalla è stata costruita da mio babbo, nel 1975. Nel 2007 ho inserito le fattrici. Io ho 54 anni, ed è una vita che faccio questo mestiere”. Un mestiere duro, come spiega lo stesso Carlini: “Oggi è abbastanza difficile trovare giovani che si dedicano a questa attività. Una volta invece moltissime erano le persone che si dedicavano all’agricoltura. L’impegno è continuo, e non ha orari. Non sei mai libero: in inverno inizio a lavorare alle 6 di mattina e stacco alle 19; in estate entro nella stalla alle 4 e mezza o alle 5 del mattino, e spesso, alle 10 di sera, non ho ancora finito. Dopo cena succede infatti che debba tornare in stalla. Oltre alla custodia degli animali, c’è anche il lavoro nei campi”. Domenico Carlini racconta l’amore per questo lavoro, mentre una parte delle mucche lo osserva. “I capi sono tutti di razza limousine: una carne pregiata, che dà una buona resa, e che ha un’interessante fibra. I controlli da parte degli organismi sammarinesi sullo stato di salute degli animali sono costanti: facilitati anche dal fatto che gli animali destinati alla produzione di carne nascono, crescono e vengono macellati in Repubblica quindi tutta la filiera può essere seguita con attenzione in ogni piccolo particolare”. Un’attenzione che Domenico Carlini alimenta, scegliendo con cura il cibo per gli animali. “Vengono nutriti con soia, granoturco, orzo e favino. Tutti ingredienti naturali che macino io stesso”. Dopo 15/18 mesi i vitelli sono pronti per essere macellati. “Per i primi 5 o 6 mesi i vitellini vengono nutriti dalla mamma attraverso il latte. Successivamente vengono portati all’ingrasso. La resa della limousine è buona: dipende dall’animale, ma la percentuale oscilla tra il 60 e il 64%, con cime sino al 70%”. Basta immaginarla, adesso, la carne. Immaginarla e odorarla. E leggere “L’ode alla bistecca”, firmata dal poeta fiorentino della carne, Dario Cecchini. Passare gli occhi su quelle rime. Rime di cuore, che passano, inevitabilmente, attraverso la pancia. E allora, “viva i fagioli e viva la bistecca, viva chi sa peccare e infatti pecca. Levatemi di torno chi si doglia, di fare funerali ‘un ciò più voglia”.